SteamFest, Roma a tutto vapore

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025_SteampunkSi dice che lo steampunk sia nato alla fine degli anni ottanta come una variante scherzosa del cyberpunk . Sembra che il termine steampunk sia stato coniato dallo scrittore di fantascienza K. W. Jeter, per le proprie opere di ambientazione ottocentesca (generalmente vittoriana), che imitavano le convenzioni della fantascienza dell’epoca come La macchina del tempo di H. G. Wells. Di sicuro possiamo dire che a Roma il 13 e il 14 settembre non si è scherzato affatto (più di 3.000 persone solo nella giornata di sabato) e che i tanti appassionati e curiosi della capitale hanno sicuramente potuto rivivere le atmosfere fantastiche dello steampunk.

Lo Steamfest completamente all’aperto si è svolto nello storico quartiere di Testaccio, precisamente  presso la CAE, la Città dell’Altra Economia. Questo spazio è un punto d’incontro per tutti coloro che praticano economie caratterizzate per l’utilizzo di processi a basso impatto ambientale. Tra gli ospiti d’onore vi era il  gruppo degli Esuli Alcabhiti invitati dagli organizztori del festival. All’interno i visitatori di ogni sorta dagli appassionati del genere ai semplici curiosi, hanno trovato stand dove rifocillarsi comodamente e acquistare oggetti d’ogni tipo. Gli artigiani, inventori, il barbiere, il fotografo con macchina antica, il venditore di strani liquori con il suo particolare carretto, gli attori che mischiatosi tra la folla inscenavano finte risse o battibecchi, hanno dato vita a un mercato in perfetto stile steampunk.

Un evento che a riscosso molto successo, ricco di proiezioni, conferenze sul tema, momenti ludici, gare di cosplay e musicali. Proprio la musica live ha fatto da chiusura per entrambe le giornate, il sabato con le band  Sick n’ BeautifulPoison Garden, la domenica ha visto esibirsi i Muro del Canto. La band folk romana si è presentata sul notevole palco con un look in tema, coinvolgendo come ormai d’abitudine grazie alla loro energia il copioso pubblico. Alcuni loro pezzi dalle tematiche “rivoluzionarie”, nonché rivisitazioni di vecchi canti popolari anarchici, hanno probabilmente risvegliato a una fetta più matura degli spettatori, la nostalgia e il ricordo del luogo, quando all’ombra del Monte dei Cocci si erigeva il Villaggio Globale, uno dei più grandi centri sociali della capitale. Possiamo dire che anche portare a Roma un festival Steampunk è stata una sorta di piccola rivoluzione. Un esperimento decisamente riuscito, che ha lasciato il segno, ha soddisfatto gli appassionati, ha incuriosito i visitatori e si spera abbia un seguito nell’immediato futuro.


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