Diario dal Sol Levante – Parte prima: Sensō-ji

009firma

Non è mai facile scrivere un diario di viaggio, e la situazione si complica quando si parla di un paese ricco di tradizioni e storia così diverse da quelle alle quali siamo abituati.

Visitare il Giappone può essere facilmente paragonato ad un viaggio mistico, a quelle esperienze che sono in grado di cambiare la vita. Leggende metropolitane parlano di “mal d’oriente”, quella nostalgia che ti coglie una volta ritornato a casa, immerso in una normalità che comincia a starti stretta ma che, alla fine, riabbracci volentieri.

Il nostro viaggio comincia da qui, Asakusa, quartiere di Tokyo rinomato per uno dei templi più antichi del Giappone: il Sensō-ji.

Dedicato al bodhisattva Kannon, la leggenda vuole che il tempio fu fondato dopo che due fratelli pescatori trovarono la sua statua nelle acque del fiume Sumida. Nonostante sia stato bombardato e distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, fu ricostruito completamente ed ora è divenuto un simbolo di rinascita per il popolo giapponese.

La stradina che si percorre per arrivare al tempio è colma di piccoli chioschi dove, oltre a comprare souvenir si possono degustare specialità tipiche nipponiche ed ammirare manufatti e abbigliamento tipici del luogo. Arrivati alle porte del luogo sacro, non si può non cogliere l’occasione per pescare un o-mikuji018firma, ovvero dei piccoli fogli di carta sui quali è scritto il destino di chi legge. Il procedimento è semplice ed anche abbastanza divertente: si fa un’offerta (varia dai 5 ai 100 yen, in questo tempio si offrono 100 yen), si prende un contenitore e lo si scuote, cercando di far uscire uno dei bastoncini al suo interno. Ogni bastoncino ha un numero che corrisponde ad un cassettino nel quale è contenuto il foglio con la predizione. Una volta letta la predizione, se si tratta di un cattivo presagio, si può decidere di legare il foglio ad un albero -di solito è un albero di pino, per via di un gioco di parole tra “松” (“matsu” – pino) e “待つ” (“matsu” – aspettare)- in modo che la sfortuna aspetti in quel luogo e non ci perseguiti, o ad una struttura apposita; in 017firmacaso contrario il foglio viene tenuto con se, oppure si può decidere di legare anche la buona predizione in modo che i suoi effetti benefici si amplifichino. Oltre agli omikuji, possiamo trovare delle piccole tavolette votive (ema), appese ad una struttura, sulle quali i fedeli scrivono preghiere o desideri che verranno poi letti dai kami (le divintà della religione Shintō).

Passando oltre, proprio davanti al tempio, si trovano un grande incensiere ed una chōzuya: con il primo i devoti cercano di far entrare in contatto con il corpo i fumi dell’incenso bruciato per avere buona salute; la seconda invece è una fontana con dei mestoli con la quale i fedeli possono purificarsi, lavando le mani e la bocca, prima di entrare all’interno del luogo sacro.

Visitare un tempio non è solo una esperienza religiosa, ma ci fa immergere completamente nella cultura giapponese, con quei colori che solo questi posti sanno offrire e quelle usanze dalle radici ben salde nell’antichità ma che tuttora sembrano essere una parte fondamentale della spiritualità del popolo nipponico.